Filippo Pavan Bernacchi, nel corso dell’elezione del presidente Federauto, è stato riconfermato alla guida della federazione. Quest’ultima rappresenta i concessionari di tutti i brand commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus. Confermati anche i vice presidenti Mario Beretta (concessionario Volkswagen e Audi), Francesco Ascani (Bmw-Mini) e Cesare De Lorenzi (Citroen).
LE LINEE GUIDA DEL TRIENNIO
Potenziare ulteriormente il ruolo e le istanze dell’associazione nelle politiche di filiera, attraverso il dialogo costante e sinergico con le istituzioni nazionali ed europee e con le altre associazioni del settore: questi i punti cardine del programma presentato dopo l’elezione come presidente Federauto per il terzo mandato consecutivo, che lo vedrà ricoprire la massima carica della federazione fino al 2019. “Siamo in un momento strategico per il settore – ha commentato Pavan Bernacchi -. Finalmente i concessionari italiani possono tornare a guardare al futuro con più fiducia. Tra le priorità che vogliamo portare avanti è quella dello svecchiamento del parco circolante e della rivisitazione della fiscalità sull’auto per dare un ulteriore impulso a un comparto strategico per l’economia italiana. Per questo non bisogna abbassare la guardia”.
CAPO DEI DEALER, EX ALPINO E SCRITTORE
Filippo Pavan Bernacchi, 49enne, è nato a Vicenza nel 1966. Risiede a Este, in provincia di Padova. Ex ufficiale degli Alpini, paracadutista e subacqueo, durante il passaggio di grado da tenente a capitano ha partecipato a missioni di vario tipo. Tornato alla vita civile, da imprenditore, nel 2010 è stato eletto presidente di Federauto, che riunisce i concessionari di tutti i brand: auto, veicoli commerciali e industriali. Tra le sue passioni c’è la scrittura con tre romanzi ambientati nelle forze armate: La Penna dell’Aquila (1998), Operazione Erode (2003), Non uccidete Bin Laden (2008), Roccaforte Afghanistan (2014). È coinvolto anche in due antologie, la prima come coautore, In punta di Vibram (2004), la seconda come curatore, DNA Alpino (2006).