Le associazioni della filiera automotive lanciano un forte ultimo appello, unite, in vista dell’approvazione definitiva del Super ammortamento 2018. Il Disegno di Legge di Bilancio attualmente in discussione prevede la proroga dell’agevolazione relativa ai beni materiali strumentali nuovi, tenendo esplicitamente fuori le autovetture.
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Da qui il grido congiunto di Federauto, Unrae, Anfia, Aniasa e Assilea, in rappresentanza dell’intero settore autobilistico, affidato a un comunicato stampa firmato dalle cinque associazioni.
LE RICHIESTA DELLA FILIERA
La nota ricorda l’importanza ricoperta dal settore automotive, che “rappresenta l’11% del Pil italiano e garantisce occupazione per oltre 1,2 milioni di addetti (diretti e indiretti)”.
Ecco perché le associazioni sostengono le proposte emendative presentate da una vasta rappresentanza parlamentare presso la Commissione Bilancio del Senato, che hanno l’obiettivo di ripristinare la misura del Super ammortamento 2018 originale.
“Le associazioni Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto e Unrae, in rappresentanza dell’intero settore automobilistico nazionale, stanno seguendo con grande interesse e attenzione l’iter legislativo della Legge di Bilancio 2018, e si rivolgono al Governo affinché sostenga gli emendamenti contenenti la proroga del Super ammortamento per le autovetture intese come beni strumentali d’impresa”.
SUPER AMMORTAMENTO 2018
La proroga del Super ammortamento al 130%, inserita nella Legge di Bilancio 2018, riguarderà l’acquisto di autobus, autocarri, trattori stradali e mezzi d’opera utilizzati nell’attività edilizia.
Allo stato attuale, però, sono state lasciate fuori le autovetture. Si potrà beneficiare del Super ammortamento al 140%, fino al 31 dicembre 2017, per l’acquisto di auto fino a nove posti, anche se a uso pubblico e strumentali all’attività d’impresa, come taxi, auto acquistate da società che effettuano attività di noleggio, autocaravan.
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Contro tale esclusione si pronunciano le associazioni, secondo le quali questa situazione, “oltre a rappresentare una discriminazione settoriale, rischia di incidere molto negativamente su tutto il comparto a danno del sistema economico italiano”, ritardando ancora di più gli obiettivi di “rinnovo del parco circolante, maggiore sicurezza stradale e sostenibilità ambientale”.