Nel solo mese di aprile, a causa del lockdown imposto dal propagarsi del coronavirus, le vendite di nuove auto in Italia sono diminuite del 97,5%. Quello appena trascorso è stato uno dei momenti più difficili per il settore dell’automotive a livello globale. I drammatici numeri italiani riflettono quelli degli altri paesi europei: in Francia il mercato ha registrato un -88,8%, in Inghilterra il declino è stato pari al 97,3%. Con fabbriche e concessionarie chiuse e automobilisti bloccati in casa, tutto ciò era prevedibile, tuttavia è difficile non restare colpiti di fronte a certi dati.
COSA CI HA INSEGNATO IL MERCATO AUTO DI APRILE
Ciò che non uccide fortifica, così dicono. Superato lo shock, ne usciremo più forti e saggi? Forse sì, questo strano mercato auto di aprile ci ha fornito 4 lezioni i cui insegnamenti potranno tornare utili in futuro.
I record di vendita di Tesla
Bisogna premettere che l’analisi risente di termini relativi e assoluti. In assoluto, è stata Fiat a mantenere intatto il primato di brand con più vendite in Italia. Tesla, però, è stata la casa che, a livello internazionale, è riuscita a contenere maggiormente l’emorragia, registrando -50,24% rispetto a un anno fa, contro l’oltre 90% di passivo degli altri produttori. Una fanbase in costante crescita e il titolo di unica realtà completamente elettrica sul mercato italiano hanno senz’altro concorso al (relativo) successo del brand di Elon Musk.
Ma quel che davvero ha fatto la differenza per Tesla è stata la scelta di bypassare i concessionari fisici, attuando processi di vendita completamente digitali. Un sistema esistente da tempo, ulteriormente incrementato durante il lockdown. Tutti documenti necessari all’acquisto sono stati caricati e convalidati sull’app del brand, i veicoli consegnati direttamente a casa e i test drive effettuati in modalità contactless, con l’auto controllabile tramite smartphone. Chiaro esempio delle potenzialità degli strumenti digitali, ancora poco sfruttate dai dealer italiani.
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Perché le flotte se la sono cavata meglio
I minimi movimenti del mercato di aprile hanno avuto come soggetto principale le flotte aziendali. Non è un caso, infatti, che più del 28% delle nuove auto sia stato immatricolato in Trentino e in Val d’Aosta, le regioni in cui vige una normativa vantaggiosa per il noleggio. Le auto aziendali si sono mosse più di quelle private, in particolar modo quelle appartenenti a settori strategici come alimentare e farmaceutico.
Se, in questo momento di insicurezza economica, le imprese hanno potuto permettersi di mantenere attivi i propri contratti di noleggio è stato soprattutto grazie alla flessibilità dimostrata dalle società di noleggio. Non c’è dubbio che senza le offerte attuate sarebbero state molte meno le aziende in grado di continuare a portare avanti la propria attività. Senza aspettarsi prolungate iniziative benefiche, non sembra sbagliato augurarsi un proseguimento, da parte dei noleggiatori, di questa politica più agile e adattabile, di volta in volta, alle esigenze del cliente.
Le richieste di aiuto dell’automotive
Il settore automotive è un soggetto cruciale dell’economica italiana, producendo un valore pari all’11% del Pil nazionale. Il suo tracollo, al pari di quello di altri settori, comporterebbe un irrimediabile danno per l’economia dell’intero paese. Di fronte a una tale prospettiva, gli appelli rivolti al Governo dagli attori del settore non appaiono di certo esosi. D’altra parte, ovunque nel mondo si stanno moltiplicando le iniziative volte a supportare il settore. Dagli Stati Uniti, intenzionati a introdurre nuove misure di sostegno, al Brasile, che ha ipotizzato un piano di salvataggio. In Europa il paese più attivo è la Francia, che ha concesso garanzie per un prestito di 5 miliardi di euro a Renault. Mentre Germania e Paesi Bassi puntano alle clausole ambientali, con incentivi a sostegno dell’acquisto di auto ecologiche.
In Italia la situazione è controversa. Garanzie statali sono state concesse al prestito di 6,3 miliardi richiesto da FCA, ma la percezione generale è che l’auto non sia stata considerata a sufficienza dal Decreto Rilancio. Forse, il ritardo nell’adozione di piani nazionali potrebbe essere dovuto alla possibilità di un prossimo intervento dell’Unione Europea a sostegno dell’auto, consistente in un piano di 100 miliardi di euro il cui fine principale darà quello di promuovere un trasporto più ecologico. Quel che è certo è che, per rendere la mobilità più sostenibile e aumentare la competitività dell’industria, è necessario facilitare e agevolare tanto l’acquisto quanto la produzione di veicoli ecologici.
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La ripresa del mercato cinese
La Cina è stato il primo paese a essere colpito dalla pandemia Covid e il primo a introdurre severe restrizioni di lockdown. In seguito, è stato anche il primo paese ad alleggerire quelle stesse regole e, da allora, il mercato dell’auto non solo ha recuperato, ma ha iniziato a mostrare segni di una vera e propria crescita.
Nel mese di febbraio, quello in cui le misure restrittive hanno raggiunto il massimo della severità, le vendite di auto in Cina sono scese del 79% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A marzo, nonostante il lockdown abbia proseguito per quasi metà mese, le vendite sono aumentate del 427%. Un dato strabiliante, seppur equivalente a un terzo delle vendite del 2019. Volvo, ad esempio, lo scorso mese ha battuto il record di vendita dell’anno precedente del 20,8%. È ancora presto, ma ci sono validi motivi per tornare a essere ottimisti.