Dealer inglese condannato a 5 anni di prigione per “schilometraggio”

Una pena esemplare da usare come deterrente per evitare simili episodi futuri. È stata questa la decisione presa dalla corte di Portsmouth durante la lettura della condanna a cinque anni di carcere inflitta ad Ashley Wilson, venditore di auto usate di Fareham, cittadina dell’Hampshire.

Secondo l’accusa, questo dealer di 27 anni avrebbe venduto 32 veicoli abbassandone il chilometraggio per un totale di ben di 4,6 milioni di km. Wilson avrebbe inoltre ceduto a diversi concessionari ben 33 auto con report storici di manutenzione falsati attraverso piattaforme di compravendita online.

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Immagine: Hampshire and Isle of Wight Constabulary/PA

Dopo aver pagato le auto “truccate” 450.000 sterline, il dealer britannico avrebbe guadagno da questi affari tutt’altro che puliti la notevole somma di 140.000 sterline. In tribunale Wilson ha ammesso i reati di frode per falsa rappresentazione e quello di conversione di proprietà criminale.

Il giudice che ha presieduto il processo ha condannato il venditore 27enne a 45 mesi di prigione alla quale si è aggiunto un altro anno per una precedente sospensione condizionale della pena.

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E in Italia come viene punito chi “schilometra” le auto?

Nel nostro Paese una sentenza fondamentale per l’inquadramento del fenomeno dello schilometraggio delle auto usate come reato è stata la n° 38085 del 17 settembre 2013.

Questo verdetto, espresso dalla Corte di Cassazione, sez. II penale ha inquadrato la vendita di auto con contachilometri “aggiustati” come una truffa.

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Questa vicenda, avvenuta nella provincia di Cosenza, ha avuto come protagonisti un rivenditore locale e un suo amico, trasformatosi suo malgrado nell’ignaro acquirente di un veicolo che al posto di 100.000 chilometri ne aveva percorsi il doppio.

Dopo l’assoluzione in primo grado, il disonesto dealer è stato condannato in appello a 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 200 euro e il rimborso delle spese processuali.

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Lettura confermata e ulteriormente inasprita dalla Cassazione che oltre ad aggiungere al fatto illecito la responsabilità penale, ha obbligato il venditore di auto cosentino a pagare altri 1.000 euro alla cassa delle ammende, e 5.000 euro per le spese legali sostenute dall’ormai ex-amico truffato.

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Entrando nello specifico, il reato di truffa viene regolato dell’art. 640 Codice Penale. Quest’ultimo si riferisce a “chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.

Per questo tipo di illecito la pena prevista è la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 51 a 1.032 euro.

Nel caso invece di truffa aggravata, ossia compita ai danni dello Stato o o nei confronti di soggetti deboli (anziani, persone affette da disabilità, ecc.) la pena prevede la reclusione da uno a cinque anni e una multa da 309 a 1.549 euro.

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