Aftermarket: solo il 5% delle imprese si sta convertendo all’elettrico

Mancano soltanto 11 anni alla scadenza del 2035 fissata dall’Unione Europea. Da quel momento in poi, i costruttori potranno produrre esclusivamente auto elettrificate. L’industria è in fermento, alle prese con le sfide e le difficoltà di un cambio di rotta. Mentre sembra essere molto meno indaffarato il settore dell’aftermarket, che a passare all’elettrico non ci pensa ancora.

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L’aftermarket non punta all’elettrico… e neppure all’auto

Secondo i risultati della ricerca Il settore dell’Aftermarket dell’automotive… tra tradizione e innovazione, realizzata dal Centro Studi Tagliacarne per conto della Camera di commercio di Modena, appena il 5,4% delle imprese italiane si sta riconvertendo all’elettrico. Il restante 77,4% delle imprese di settore non ha intrapreso alcuna iniziativa di adeguamento all’elettrico.

Un cambiamento è sì in atto, ma va oltre l’automotive. Il 17,2% delle aziende italiane si sta spostando verso altri mercati, abbandonando quello dell’auto. Il 13,3% lo fa mantenendo lo stesso prodotto di partenza, il 3,9% puntando a diverse tipologie di prodotti. Le preoccupazioni maggiori arrivano dalla concorrenza cinese, considerata come il principale ostacolo alla crescita dal 37,7% del campione.

Perché il settore non crede all’elettrico?

Il motivo dietro la “lentezza” dell’aftermarket al passaggio all’elettrico è semplice, quasi scontato. Di auto elettriche, in giro, ce ne sono poche e non è conveniente al momento investire sui loro ricambi. Si inizieranno a produrre componenti specifiche se e quando gli EV diverranno, se non la maggioranza, per lo meno una rilevante fetta del parco auto circolante.

L’aftermarket è un comparto che intercetta più lentamente rispetto alla componentistica di primo impianto i cambiamenti che stanno avvenendo nella filiera industriale dell’automotive, essendo strettamente legato all’evoluzione del parco circolante”, è la spiegazione di Gianmarco Giorda, direttore generale di Anfia.

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