Le aste di auto usate possono aiutare i dealer a sopperire alla mancanza di prodotto, che attualmente sta attanagliando il mercato (guarda i dati di agosto). Una situazione difficile, che si protrarrà ancora fino a metà 2022 e richiede contromosse ben precise.
Una di queste è rappresentata proprio dal canale on-line per reperire usato fresco. Ecco la testimonianza di Barbara Barbieri, amministratore delegato di BCA Italia.
INTERVISTA A BARBARA BARBIERI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI BCA ITALIA
BCA può aiutare i dealer a sopperire alla mancanza di prodotto nuovo, dovuta alla crisi dei chip?
“Certamente. Siamo una società internazionale, e abbiamo accesso a usato da tutti i Paesi d’Europa. Questo ci mette in una condizione privilegiata, perché ci sono modelli che magari vanno poco in un mercato, e che noi possiamo trasferire dove sono più richiesti. Portare l’offerta dove c’è la domanda è esattamente la missione di BCA. In questo modo, stiamo riuscendo a mettere a disposizione dei nostri partner volumi importanti di prodotto fresco – e persino di km zero (che in questo momento sono rarissimi)”.
Ci sono modelli particolarmente richiesti?
“Sta crescendo rapidamente l’interesse per i veicoli ibridi ed elettrici usati: tra gennaio e agosto abbiamo registrato un aumento del 27% nella partecipazione alle nostre due aste settimanali dedicate. Gli operatori professionali stanno iniziando a puntare sull’usato EV – che è recente, innovativo, ecologico e anticipa i trend futuri di mercato”.
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In che modo la carenza di prodotto usato fresco sta condizionando il mondo delle aste?
“In molti modi. La prima conseguenza è ovviamente che chi ha i piazzali vuoti cerca prodotto, e le aste sono il modo più rapido ed efficiente per trovarlo. Mi collego in rete, scelgo le auto che mi interessano, e posso averle praticamente in tempo reale. La seconda conseguenza è che – come sempre quando c’è scarsità di offerta – salgono i prezzi. Diminuiscono i volumi, ma salgono le possibilità di fare margine sulle vendite. D’altronde questo è vero anche per il nuovo, e la correlazione tra valore del nuovo e dell’usato è inevitabile. La terza conseguenza è che chi ha prodotto usato esita a rimetterlo in circolazione, e cerca di venderlo in proprio per trarre vantaggio dall’aumento di prezzo. Questo è un comportamento razionale, ma non deve essere portato all’eccesso”.
Perché?
“Le faccio due casi. Il primo è quello di un’auto recente. Il dealer può aspettarsi di venderla presto e bene, e quindi – perché no? – la mette in esposizione nel suo parco usato. Il secondo caso è quello di un usato anziano e/o con molti chilometri. Qui il ragionamento è più complesso. Certamente questo tipo di prodotto non soddisfa chi stava cercando un’auto nuova; ma se si cerca di venderlo al di sopra del suo prezzo di mercato, non incontrerà neanche l’esigenza di chi con l’usato voleva risparmiare. Il rischio è riempirsi i piazzali di auto ‘a lenta rotazione’ – che rappresentano sempre un rischio: quando i ritmi di produzione torneranno normali, chi ha un parco usato sovradimensionato potrebbe scoprire che i prezzi di mercato sono scesi, e smaltire le giacenze di minor valore è più difficile. In questo secondo caso, io consiglierei di continuare a usare lo strumento dell’asta per mantenere uno stock equilibrato“.