Le automobili elettriche sono nate per creare un mondo più pulito. Obiettivo che non può prescindere dal riciclo. Per essere davvero sostenibili, produrre auto elettriche non basta, è necessario anche smaltire nel modo giusto le batterie giunte a fine vita.
Attività che, seppur attiri sempre più l’attenzione degli attori del settore, è ancora ben lontana dall’essere considerata una prassi. Ce lo ha spiegato l’ingegnere Luca Gentilini, ricercatore del Politecnico di Milano specializzato in Engineering Design and Manufacturing for the Industry of the Future.
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QUANTO È SOSTENIBILE IL SISTEMA DI PRODUZIONE DELLE BATTERIE AUTO?
Il principale problema della produzione – spiega Gentilini – riguarda l’approvvigionamento di materie prime. In particolare, il cobalto, la più costosa e la più difficile da reperire. In Europa sono al via diverse iniziative per produrre batterie con metodi alternativi. Tuttavia, la quasi totalità di vetture elettriche attualmente in commercio utilizzano batterie prodotte con cobalto africano.
Come si ricicla la batteria di un’auto elettrica?
Il riciclo delle batterie è un procedimento complesso, lo attuano meno di 50 aziende al mondo, nessuna in Italia. Il processo più utilizzato è quello termico: la fusione della batteria per ottenere una lega che contiene cobalto e altri materiale presenti all’interno della batteria. Non tutti questi materiali, però, vengono poi riciclati. Sono allo studio nuove metodologie, come i trattamenti idrometallurgici, processi sostanzialmente chimici in grado di recuperare non solo il cobalto ma anche tutti gli altri componenti delle batterie, come litio, alluminio e rame.
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In futuro, si rischia un surplus di batterie difficili da smaltire?
Il rischio c’è, ma non è detto che si realizzi. Ci si è ormai resi conto del problema e non sono poche le iniziative alla ricerca di una soluzione, non solo dal punto di vista del riciclo ma anche della remissione nel mercato delle batterie vere e proprie. Una batteria smontata da un’auto elettrica ha ancora l’80% delle proprie capacità. Dunque, resta ottima per altre applicazioni come sistemi di pannelli fotovoltaici o pale eoliche.
Cosa vuol dire economia circolare ad alto valore aggiunto?
Esempi virtuosi sono i casi Nissan e Renault. Renault collabora con Powervault, azienda di storage che produce sistemi basati su vecchie batterie delle Zoe. Nissan ha creato una catena del valore completa, in collaborazione con riciclatori e produttori di sistemi di storage. Già prima che un prodotto venga immessa nel mercato, si conosce il modo con cui sarà smaltito e riciclato. Mentalità tipicamente giapponese.
E in Europa, l’industria è aperta al cambiamento?
La barriera principale è nella condivisione del know how e delle informazioni in seno all’azienda. All’interno del sistema auto esiste uno storico sulla batteria, essenziale per valutarne le proprietà residue. I car maker sono restii a condividere queste informazioni con riciclatori e terze parti. Ed è questo ciò che attualmente blocca le possibilità di business basate sulla reimmissione sul mercato delle batterie e le attività di riciclo più sostenibili, come quelle idromettallurgiche, per cui è necessario conoscere nel dettaglio le percentuali di materiali utilizzati e i processi produttivi attuati nella produzione delle batterie.