Nuovi attori sono saliti sul palco dell’automotive europea ed italiana, con la chiara intenzione di assumere un ruolo da protagonisti. Tra questi, in arrivo dalla Cina, c’è Byd, il colosso auto (ma specializzato anche in bus e camion) primo produttore di veicoli elettrici al mondo. In una strategia di espansione – nonché per evitare i salatissimi dazi imposti dall’Ue – il costruttore è pronto ad aprire due stabilimenti nel Vecchio Continente e a rivolgersi alle aziende di componentistica locali. E anche l’Italia è chiamata a partecipare.
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I Byd Supplier Meeting
A fine febbraio, Byd, con il supporto di Anfia, ha organizzato a Torino la due giorni che ha preso il nome di Byd Supplier Meeting. Un incontro tra il costruttore e 380 aziende rappresentanti della filiera italiana della componentistica. L’iniziativa, ha spiegato il presidente Anfia Roberto Vavassori mira ad “aiutare le aziende a cogliere nuove opportunità, a comprendere le tendenze del mercato e a mantenere e migliorare il proprio posizionamento, con l’intento di creare un contesto competitivo che valorizzi le eccellenze italiane”.
“Ritengo sia doveroso offrire alle nostre aziende l’opportunità di tornare ad essere protagonisti attivi del futuro della mobilità, soprattutto in questa fase delicata di transizione tecnologica, nella quale possono giocare un ruolo fondamentale” è stato il commento di Alfredo Altavilla, Europe Special Advisor Byd.
I piani europei di Byd
Colosso in patria, Byd punta a diventare i primi produttori di auto elettriche al mondo – e l’obiettivo è vicino considerati i 4 milioni di vetture vendute nel 2024. Il piano di espansione pone l’Europa al proprio centro, anche per quel che riguarda la produzione. Il marchio ha già aperto il primo stabilimento europeo in Ungheria, che inizierà a produrre i primi veicoli entro la fine del 2025. L’anno successivo è prevista l’apertura di un secondo stabilimento in Turchia.
L’obiettivo di Byd è quello di stringere accordi con forniti disposti a produrre le migliaia di componenti di qualità da utilizzare proprio all’interno dei due stabilimenti europei. E l’Italia è uno dei paesi cui il marchio asiatico sta prestando maggiore attenzione.
Cos’ha da guadagnarci l’Italia?
Gli incontri organizzati da Byd arrivano in un momento delicato e anche il luogo non è stato scelto a casa. Il marchio ha scelto Torino per incontrare gli operatori automotive italiani, la città – un tempo capitale dell’auto all’italiana – che più è stata colpita dalla crisi del settore e, in particolare, dalle difficoltà affrontate da Stellantis. A seguito delle numerose chiusure e ai ridimensionamenti dello stabilimento di Mirafiori, sono numerose le aziende fallite o a rischio chiusura. Si parla di decine di aziende produttrici di componenti come sedili auto, filtri dell’olio, tettucci e accessori vari, nati per rispondere alle esigenze dell’industria nazionale e oggi con ordini più che dimezzati.
L’arrivo di nuovi costruttori potrebbe rappresentare la salvezza per la filiera. Il governo lo sa bene e (così come sottolineato anche da Marco Cito nel corso del MOBILITYhub 2025) più che a nuovi incentivi, punta a iniziative che invoglino marchi esteri a investire nell’Italia e spostare qui la propria produzione. Perché non basta vendere più auto, è necessario vende auto che sia prodotte in Italia. A tal proposito, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è già da tempo in contatto con Byd e sembra che le contrattazioni procedano al meglio.
È lo stesso costruttore cinese, d’altronde, ad aver assunto fin dal principio un atteggiamento filoitaliano. Basti pensare ai due dirigenti scelti per curare gli affari Byd nel Vecchio Continente: Alfredo Altavilla, già dirigente Fiat e FCA e Alessandro Grosso, anche lui italiano, anche lui con un passato in Stellantis.