Tutto cambia. Mai fu più vero di adesso. Sta cambiando il modo di fare acquisti, sta cambiando la mobilità. Sono nuovi i bisogni e le richieste degli acquirenti. È in evoluzione persino il sistema produttivo. E la comunicazione non può restare indietro.
Imprese e rivenditori sono chiamati a stare al passo. Bisogna cambiare il proprio modo di lavorare e, parallelamente, il modo in cui si comunica. A suggerire il modo giusto per migliorare la comunicazione in concessionaria è un esperto del settore: Paolo Iabichino, direttore creativo di aka labicus e relatore di uno dei workshop tenutosi all’appena concluso Automotive Dealer Day 2020 Digital Edition.
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Il digitale siamo noi
Per sfruttare al meglio le potenzialità del digital Iabichino suggerisce qualcosa di molto più significativo dell’utilizzo dei canali web, perché il digitale è molto di più. «È un habitat, non è altro da noi. È uno spazio nel quale tutti siamo costantemente immersi, anche quando siamo offline». Un cambio di prospettiva, è questo ciò che serve per «far pace col digitale e coglierne a pieno le potenzialità».
Orecchie tese all’ascolto
«La reputazione è come un salvadanaio – spiega con una bella metafora Iabichino – ogni volta che dialoghi con qualcuno, che ne ascolti i feedback, guadagni una monetina. Sta poi a te rompere il salvadanaio e capitalizzare ciò che hai raccolto». È il dialogo, dunque, il bene più prezioso, purché si sia capaci di ascoltare. Mentre «il mondo del marketing e dell’industria non sono allenati a tendere le orecchie. Si limitano a recepire customer insight, mentre l’ascolto è una cosa diversa, che opera in una logica di comprensione dell’altro».
Un esempio concreto di ascolto? Se vicino alla concessionaria si trova una scuola con problemi di spazio, «il dealer – suggerisce il professore – potrebbe togliere una macchina dalla vetrina e offrire uno spazio di ricreazione ai ragazzi. Togliere qualcosa a sé per dare agli altri, è un qualcosa che torna sempre. È la monetina nel famoso salvadanaio».
Gioco di squadra
L’ultimo consiglio offerto da Paolo Iabichino è non solo comunicativo ma strutturale. Quel che è necessario per far sì che il brand si comunichi all’esterno in modo positivo è «ingaggiare ogni piccolo pezzo del team nel percorso di impresa. Rendere i dipendenti orgogliosi del proprio lavoro». Un insegnamento che ci è arrivato durante i mesi più duri dell’emergenza, quando «abbiamo capito di essere tutti straordinariamente interconnessi. Tutti i mestieri sono fondamentali per reggere il meccanismo che abbiamo messo insieme».