Non più semplici concessionari, ma hub di mobilità. Sembra essere questo il destino già scritto di molti dealer, un’evoluzione consistente dal tradizionale concetto di punto vendita. Perché se quest’ultimo era specializzato nelle vetture, l’hub di mobilità deve essere specializzato nel servizio. Una vera svolta.
Che però non abbraccerà tutto il mondo della distribuzione automobilistica. Se, infatti, certamente, gli hub di mobilità sono destinati a crescere (in verità stanno già crescendo) sul territorio nazionale, ci sono concessionari che, anche per filosofia di pensiero, continueranno a incentrare il loro core business sulla vendita dell’auto, pur affiancandole altre formule, come ad esempio il noleggio.
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CONCESSIONARI: UN FUTURO DA HUB?
Citiamo due dati di fatto per fare qualche esempio concreto: a inizio aprile Arval ha battezzato a Torino Arval Store, un punto specializzato nel noleggio ai privati e frutto della sinergia con una grande aziende concessionaria, il Gruppo Intergea. Un secondo esempio: ALD sta costruendo la sua rete sul territorio, i cosiddetti BASE ALD, centri in cui è possibile acquistare mobilità con diverse formule, proprio partendo dalle strutture e dall’esperienza di ex concessionari.
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IL RISPETTO DELLA TRADIZIONE
Ci saranno però, allo stesso tempo, categorie di dealer, mi riferisco in particolare ai monomarca e ai piccoli, che continueranno a incentrare l’attività su una vendita dell’auto più tradizionale. Certamente anche loro abbracceranno il noleggio, ma lo faranno in maniera diversa e meno “core”.
Per questi concessionari, l’auto elettrica è una frontiera da esplorare, ma allo stesso tempo le vendite del diesel rimarranno prioritarie. Internet sarà un mezzo potentissimo per conquistare clienti, ma il contatto fisico con l’acquirente e il rapporto con il territorio rimarranno la base di tutto.