Il futuro delle motorizzazioni è già tracciato ed è chiarissimo. L’obiettivo finale è l’elettrificazione del mercato, ma la transizione non è immediata e prevede l’utilizzo di tutte le propulsioni oggi disponibili sul mercato. In questo contesto si inserisce il dibattito sul futuro del diesel, scaraventato (a torto) sul banco degli imputati.
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Tante leggende metropolitane e falsità circolano in materia, con la conseguenza che il motore a gasolio è stato ingiustamente indicato come un male assoluto da cui liberarsi. Abbiamo fatto un po’ di chiarezza sulla questione, riscontrando tra l’altro un grave problema di comunicazione.
IL FUTURO DEL DIESEL
Dal 2024 le vetture ibride non circoleranno più nel centro di Roma, stando a un annuncio fatto dalla sindaca della Capitale qualche mese fa, che dovrà comunque trovare conferma. “La disaffezione al diesel è inferiore tra gli italiani”, sottolinea infatti Massimo Nordio, amministratore delegato del Gruppo Volkswagen nel nostro Paese.
Il gruppo tedesco ha annunciato che nel 2025 il 25% del totale delle vendite mondiali sarà costituito da veicoli elettrici. Ma non bastano pochi anni per sostituire un intero parco circolante.
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“In questa fase intermedia tra le motorizzazioni tradizionali e la propulsione elettrica, il diesel sarà una delle opzioni disponibili (insieme a metano, ibrido e benzina). Allo stesso livello, e per alcuni parametri addirittura meglio rispetto alle altre tecnologie tradizionali, dal punto di vista delle emissioni e dell’impatto ambientale”.
Massimo Nordio, ad Volkswagen Group Italia
UN PROBLEMA DI COMUNICAZIONE
Ma allora come si spiega la vera e propria guerra dichiarata al diesel, con tanto di blocchi alla circolazione dedicati? Secondo Nordio, esiste un grave “problema di comunicazione, e quindi di percezione della realtà” e oggi “va di moda penalizzare il diesel”.
La questione davvero importante riguarda piuttosto i vecchi diesel. Stiamo parlando del “rinnovo del parco circolante diesel che, in Italia, annovera all’interno dei 37 milioni di veicoli ben 2 milioni di Euro 0, Euro 1 e Euro 2″. Mezzi obsoleti e inquinanti, con oltre 10 anni di vita e caratteristiche quasi 10 volte più inquinanti rispetto a un Euro 6 di oggi.
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CONTRO IL DIESEL GUERRA INGIUSTA
Lo conferma anche un vero esperto del settore: Enrico De Vita, editorialista di Automoto.it. Laureato in ingegneria meccanica, ha lavorato per otto anni nell’industria dell’auto e della moto. “Il diesel viene accusato di essere più cancerogeno di un motore a benzina. Non è vero, lo è almeno come tutto ciò che brucia”.
Ma allora perché tutto questo accanimento contro le auto a gasolio? Uno dei principali imputati è l’America. “Ha fatto di tutto per tenerle lontano dal suo mercato, al punto che mentre oggi in Europa si vendono quasi 10 milioni di vetture diesel, in America lo scorso anno sono state vendute solo 95mila automobili a gasolio”.
Nel Paese a stelle e strisce, dunque, il diesel non esiste. Tuttavia, spiega De Vita, proprio da lì sono partite una serie di leggende metropolitane che – in assenza di una corretta informazione – l’hanno scaraventato ingiustamente sul banco degli imputati.
DIESEL E LEGGENDE METROPOLITANE
Ad esempio, si dice che ogni anno muoiono in Europa 470mila persone a causa di inquinamento da polveri (e quindi diesel). “É una falsità: si tratta di persone che perdono un anno della propria vita, ma non si dice che altrettante, se non di più, ne guadagnano 1 o 2 grazie alle cure e al progresso scientifico”.
“La contribuzione del diesel alle polveri è molto bassa. A Milano oggi il totale delle polveri nell’aria è nettamente inferiore al 1968, quando non c’erano motori diesel. Quindi vuol dire che la metà del parco attuale, che è formato da diesel, ha prodotto un miglioramento gigantesco”.
Enrico De Vita, editorialista di Automoto.it
Le auto a gasolio di oggi, inoltre, sono molto più pulite rispetto ai motori a benzina di ultima generazione. “Da un diesel di oggi al mattino si possono respirare tutti i gas senza senza sentire odore e puzza né vedere fumo nero. Se mi metto dietro a un benzina modernissimo si sente una puzza che non finisce più”.