“Luci e ombre. Dal punto di vista del risultato economico è stato un buon anno: non abbiamo avuto crisi di domanda, ma abbiamo avuto crisi di offerta. Purtroppo, le autovetture non arrivano. Chiudremo l’anno con 1.400.000 macchine, la stessa quantità che avevamo negli anni ‘60”: così il Presidente Federauto Adolfo De Stefani Cosentino descrive il 2022 dei concessionari.
Il mercato è tornato indietro di sessant’anni. Il che implica che “il rinnovo del parco circolante sarà molto lento. Con meno di un milione e mezzo di vetture all’anno, ci vorranno decenni per sostituire il particolarmente obsoleto parco italiano”.
IL 2022 DEI CONCESSIONARI
A pesare sulle vendite in concessionaria ha fortemente contribuito la mancanza di prodotto, causata dal chip shortage in un primo momento e aggravata dalla crisi Russia-Ucraina e da quella energetica successivamente.
Tuttavia, a motivare tali risultati vi è anche “la transizione da vetture endotermiche a vetture elettrificate, un passaggio costoso. – spiega il Presidente – Ciò ha portato a un notevole aumento dei listini. Di fronte a un mercato che vede oggi 25.000 di prezzo medio di partenza, la domanda non può essere equivalente a quella in essere quando i prezzi erano inferiori”.
COSA ASPETTARSI DAL 2023?
Adolfo De Stefani Cosentino si sofferma, infine, sulle prospettive per il prossimo anno. “Prevediamo minori problematiche legate alla componentistica e, per il 2023, prevediamo di arrivare a un milione e mezzo di immatricolazioni”.
Stringendo lo sguardo dal mercato ai concessionari, questo è l’anno che vedrà l’entrata in vigore della nuova normativa europea BER, quella che dovrebbe favorire il passaggio da concessionari a agenti. “In tal modo le case puntano a ridurre i costi della distribuzione e la concorrenza intra-brand tra dealer. – sottolinea Cosentino – L’obiettivo sembra essere quello di un prezzo fisso. E se consideriamo da un lato l’aumento dei prezzi, dall’alto il prezzo fisso può darsi che nella seconda metà del prossimo anno soffriremo abbastanza”.