Il crescente successo delle auto elettriche ci porta a considerare gli effetti che questo fenomeno produrrà in Europa sui posti di lavoro legati al settore automotive.
Le auto a zero emissioni necessitano di meno componenti (200 contro 1.400) e meno manutenzione. Inoltre, buona parte degli elementi tecnologici che costituiscono i veicoli, come la batteria, vengono prodotti in Asia, Paese che sottrarrebbe un’ulteriore fetta di occupazioni al nostro Paese.
A RISCHIO IL 60% DELLE OCCUPAZIONI
Il rapporto “Impact of electrically chargeable vehicles on jobs and growt in the Eu”, portato a termine da FTI Consulting per Acea, riporta i risultati più allarmanti.
Secondo lo studio realizzato per l’associazione che rappresenta le più note Case automobilistiche europee (BMW, Volkswagen Group, Volvo, Ford, DAF, Renault, Fiat Group, Scania AB, Porsche, Mercedes, PSA Peugeot Citroën e MAN AG), il 60% dei posti di lavoro del settore automobilistico subirebbe le conseguenze negative di questa trasformazione.
La questione andrebbe quindi ad interessare 1,8 milioni di lavoratori sui 3 milioni che sono occupati nell’ambito automotive.
UN MILIONE DI EUROPEI SENZA LAVORO
Questi dati tengono conto solo dei lavoratori direttamente occupati nel settore automobilistico, ma la Commissione Europea ritiene che l’ambiente automotive dia un impiego a 13,8 milioni di cittadini europei, che costituiscono il 6,1% dell’occupazione totale in Europa.
“Oggi c’è un grande entusiasmo per l’auto elettrica. Nessuno, però, considera il suo impatto sociale.”
Alberto Bombassei, Presidente della Brembo
Mike Manley, AD di FCA e Presidente dell’Acea, fa emergere un ulteriore fattore che non si può evitare di considerare in Europa: la tendenza di spostare le industrie verso Paesi in cui il costo del lavoro è più basso.
Anche Alberto Bombassei, Presidente della Brembo, nel corso di un’intervista al Sole 24 Ore, si mostra preoccupato per quanto riguarda lo sviluppo della vicenda: “In Europa, se smettessimo di produrre macchine a gasolio o a benzina e facessimo soltanto più auto elettriche perderemmo un lavoratore su tre” – afferma Bombassei – “Un milione di europei non avrebbe più una occupazione”.
UE: LE PROSPETTIVE NON SONO COSÌ ALLARMANTI
Secondo lo studio del 2017 “How will electric vehicle transition impact EU jobs?”, realizzato da Transport&Environment, si prospettano ripercussioni molto meno catastrofiche.
Dall’analisi risulta che le Case automobilistiche europee dovranno solo farsi trovare preparate, poiché la tecnologia elettrica richiede più qualifiche dal punto di vista lavorativo e ulteriori investimenti nelle infrastrutture.
Essere pronti alla trasformazione consentirebbe alle aziende di produrre le batterie in Europa, così da non impattare sulle posizioni di lavoro nel settore automotive.
Anche la valutazione dell’impatto dei veicoli elettrici sui posti di lavoro in Europa “Assessing the impacts of selected options for regulating CO2 emissions from new passenger cars andvans after 2020”, proposto dalla società di consulenza Ricardo Energy & Environment, assume un’impronta ottimistica.
L’impatto risulta minimo se si considera che i posti di lavoro persi dal settore automotive saranno assorbiti dalla filiera dell’energia elettrica.
QUALE SARÀ L’IMPATTO SUL POST-VENDITA?
In generale si può prevedere che nelle condizioni peggiori i posti di lavoro a rischio siano 34.500, ma cosa succederà nell’ambito dell’aftersales?
Nel corso dell’assemblea annuale del Consorzio DOC Ricambi Originali, alla quale ha presenziato anche la Senatrice Daniela Santanchè, il presidente del Consorzio Giorgio Boiani ha richiamato l’attenzione della politica sul settore del post-vendita.
Approfondisci: quanto pesa il post-vendita in Italia?
Boiani ha fatto appello al buon senso dei politici nel prendere provvedimenti che non vadano a infierire ulteriormente su un settore messo già a dura prova dai cambiamenti che coinvolgono l’ambito automotive.