“L’industria dell’auto non può non avere un ruolo centrale, e questo tanto più in Italia”. Si tratta di parole importanti e impegnative, tanto più perché a pronunciarle ieri è stato Piero Grasso, presidente del Senato della Repubblica, aprendo a Roma un convegno sull’industria auto e la mobilità italiana nella sede prestigiosa di Palazzo Giustiniani. L’evento è stato organizzato per presentare la ricerca “Il settore automotive nei principali Paesi europei”, promossa dalla 10° Commissione Industria, commercio, turismo del Senato e realizzata da Unioncamere e Prometeia.
Dopo il saluto di Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere, e Angelo Tantazzi, presidente di Prometeia, è spettato ad Alessandra Lanza, parter di Prometeia, presentare i principali risultati della ricerca sull’industria auto e la mobilità. “Ci interessava capire quanto conta la filiera automobilistica nel suo complesso, dalla fase di approvvigionamento alla distribuzione finale”, ha spiegato la ricercatrice. La quale ha evidenziato alcuni punti cruciali: la domanda mondiale non è satura (in Europa sembrerebbe così, ma i Paesi emergenti crescono a pieno ritmo) e la produzione europea è crollata negli anni della crisi ma, a giudicare dai risultati dei primi mesi del 2015, c’è molto spazio anche in Italia per la ripresa. Nel nostro Paese, il valore si concentra nelle fasi intermedie della produzione e nella componentistica, a differenza degli altri Stati europei analizzati (Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna).
Il settore auto, ha sottolineato Lanza, ha un altissimo tasso di innovazione tecnologica e una elevata capacità di attivazione di domanda e occupazione. Nei Paesi analizzati, infatti, ogni euro di valore aggiunto nella fase industriale dell’automotive sostiene dagli 1,6 ai 2,6 euro aggiuntivi in altri settori dell’economia e in Italia tale valore è pari al 2,2%. “Il problema del nostro Paese – ha commentato Fulvio Coltorti, direttore emerito dell’Ufficio studi R&S Mediobanca – è non poter competere sul piano dei costi” per la presenza di poche imprese di grandi dimensioni. “In un mondo globale non è più vero che ‘piccolo è bello’. La verità è che la dimensione è un elemento determinante nello sviluppo dei programmi economici”, gli ha fatto eco Alberto Bombassei, deputato e presidente di Brembo, sottolineando l’opportunità di incentivare acquisizioni e fusioni aziendali.
Se Roberto Vavassori, presidente di Anfia, dal canto suo ha ribadito la necessità che la manifattura dell’auto rimanga in Italia per non rischiare la marginalizzazione sullo scacchiere globale, Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, si è fatto portavoce delle difficoltà e delle richieste della distribuzione auto. Dopo di lui Pierpaolo Antonioli, ad di General Motors Powertrain-Europe, ha parlato dell’esperienza vincente della multinazionale in Italia. Luca De Meo, membro del board per le vendite e il marketing di Audi AG, si è soffermato sulle prospettive della Casa dei Quattro Anelli nel Belpaese e Daniele Chiari, head of product planning and institutional relations di FCA Emea region, ha ribadito la posizione e gli obiettivi di FCA nella competizione mondiale. A moderare i lavori è stato Massimo Mucchetti, giornalista nonché presidente della Commissione Industria, commercio e turismo del Senato.