A un mese dalla riapertura il mercato è ancora distante dal superare la crisi generata in questi mesi. Le vendite del nuovo hanno addirittura perso il 50% delle immatricolazioni rispetto al 2019, mentre l’usato è riuscito ad arginare con un -30%.
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Il post-vendita, come l’intero comparto automotive, ha ripreso le normali attività il mese scorso: molte officine erano comunque rimaste aperte durante il lockdown, per garantire soprattutto assistenza straordinaria in caso di necessità.
Insieme a Marc Aguettaz, Country Manager di GiPa Italia, facciamo il punto sul settore dell’aftermarket dopo la riapertura, per capire i cambiamenti sulle previsione di quest’anno.
POST-VENDITA NELLA FASE 2: FACCIAMO IL PUNTO
“Abbiamo appena concluso un primo calcolo, che tende a confermare che la percorrenza delle vetture sui primi 5 mesi del 2020 è calata del 42%”, spiega Marc Aguettaz.
Anche in ottica di un ritorno alle normali percorrenze a partire da giugno, il calo significativo del periodo gennaio-maggio potrebbe registrare a fine anno un -17% sulla media dei chilometri percorsi dalle auto (di circa 12.500 km annui).
“Il mese di maggio si conclude, in termini di frequentazione nelle officine, in qualcosa che stiamo ancora rilevando, ma che dovrebbe essere il 70% delle attività dell’anno scorso”, prosegue Aguettaz.
Gli ingressi in officina hanno quindi registrato un calo del 30% circa e sempre considerando una normale ripresa per i mesi successivi, il 2020 dovrebbe chiudere a -18%, come già ipotizzato durante la quarantena.
Bisogna considerare però anche un possibile “effetto rimbalzo”, spiega il Country Manager, “in un mondo dove i mezzi pubblici sono meno graditi, sicuramente si andrà a utilizzare di più la vettura”.
Quest’ultima ipotesi metterebbe nelle condizioni di recuperare sia una parte di chilometri percorsi, sia gli interventi di manutenzione, con dei picchi nei mesi estivi, “per tornare a una sorta di normalità da settembre in poi. Una normalità, con un Pil in calo del 10%, che potrebbe esprimersi comunque con un -5% rispetto al passato”.
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TASSA COVID IN OFFICINA: LA POSIZIONE DI GIPA
Più volte abbiamo parlato di come questa emergenza abbia generato una profonda crisi economica, ma allo stesso tempo abbia creato nuove opportunità di business. Nell’ultimo periodo però abbiamo assistito anche a numerose polemiche legate alla manutenzione delle vetture.
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Nei conti dei clienti di alcune officine era comparsa la voce “Tassa sanificazione”, imposta come un obbligo per qualsiasi intervento. Il Codacons, dopo molte segnalazioni dei clienti, ha denunciato apertamente questa pratica, definendola “illegate e illegittima”.
“Ho avuto modo di parlare con molti operatori da entrambe le parti e la mia riflessione è che non tutti gli alberghi offrono gli stessi servizi e non tutti gli alberghi hanno lo stesso prezzo per una camera. La stessa cosa per le officine”.
Aguettaz insiste infatti sulla finalità delle officine: fatturare ore di manodopera, il cui costo comprende anche l’ammortizzazione delle spese fisse che un autoriparatore deve sostenere. “Se delle circostanze nuove chiedono di rivedere i costi di manodopera, è necessario cambiare la tariffa oraria”, spiega Aguettaz. “Questi cambiamenti che rallentano l’attività, riducendo quindi la produttività, rappresentano un’opportunità unica per i riparatori italiani che hanno costi di manodopera molto bassi”.
Certamente l’appunto del Country Manager non vuole essere una proposta di alzamento dei prezzi: il costo della manodopera in Italia è nettamente inferiore a quello di altri Paesi europei, ma è da commisurare allo stile di vita medio della popolazione. Piuttosto Aguettaz suggerisce una maggiore trasparenza sul prezzo dei ricambi.