Il tempo della partenza per le sospirate vacanze si fa sempre più vicina. In questo frangente, dopo anni di rincari carburanti, l’estate 2016 pare faccia un’eccezione. In base ai dati ufficiali diffusi dal Ministero dello sviluppo economico, infatti, la scorsa settimana il prezzo medio alla pompa della benzina era di 1,449 euro (-0,7% rispetto alla settimana precedente). La media per il gasolio auto si è attestata invece a 1,304 euro, in calo dello 0,3% rispetto a una settimana prima.
PREZZI IN CALO
Questi cali seguono un trend positivo cominciato agli inizi del mese di giugno, dopo che il prezzo della benzina e del gasolio erano cresciuti rispettivamente a 1,484 e 1,321 euro. Rispetto a questi prezzi, la scorsa settimana la benzina ha mostrato una diminuzione del 2,4% e il gasolio dellʼ1,3%. Da qui la previsione del Centro Studi Promotor. “È lecito prevedere che lʼandamento positivo del costo per gli automobilisti dei carburanti auto continuerà – afferma il presidente Gian Primo Quagliano – e quindi quella che stiamo vivendo sarà una estate in controtendenza rispetto al passato”.
ESTATE IN CONTROTENDENZA
Addio rincari carburante per l’estate 2016, dunque, sembrerebbe essere il messaggio. A dispetto di quanto accade solitamente, quando proprio nei mesi caldi si assiste impotenti alla crescita dei prezzi alla pompa, questa volta pare incidano le scorte mondiali di benzina e gasolio, che hanno raggiunto un livello di consistenza tale da poter stoccare quantità rilevanti di questi carburanti a bordo di petroliere costrette a rimanere alla fonda. Risultato: per gli italiani, questo calo si sommerà ai prezzi più bassi registrati già nel primo semestre rispetto al 2015 da benzina (-9%) e gasolio (-10,6%).
PRIMO SEMESTRE
Se si considera il periodo gennaio-giugno 2016, secondo elaborazioni del Centro Studi Promotor, i consumi sono stati in calo dello 0,2%, a fronte di una contrazione della spesa alla pompa molto consistente del -12,4%. Il risparmio totale a beneficio di consumatori e aziende italiane è di ben 3,439 miliardi, a danno soprattutto della componente industriale (-26,4%) e in misura più contenuta del gettito erariale (-3,8%).