Superbollo auto, da qui parte la crociata contro le quattro ruote

Superbollo auto tassa

Demonizzazione dell’auto: sempre più spesso il più amato e diffuso mezzo a quattro ruote è preso di mira, destinatario di provvedimenti che hanno come unico obiettivo quello di scoraggiarne l’utilizzo. Partiamo dal superbollo auto, il primo della serie. Ciclicamente è stato sul punto di essere abolito (una cancellazione sbandierata dai vari politici di turno), ma alla fine non è stato mai eliminato. Dal 2011, i possessori di veicoli con potenza superiore a una determinata soglia devono versare un’addizionale erariale sulle tasse automobilistiche. Nel primo anno di introduzione dell’imposta, l’importo da sborsare era pari a 10 euro per ogni kW di potenza superiore ai 225 kW. A partire dal 2012, la cifra è salita a 20 euro per ogni kW di potenza superiore ai 185 kW (Il superbollo auto è ridotto dopo 5, 10 e 15 anni dalla data di costruzione del veicolo, rispettivamente, al 60, al 30 e al 15 per cento. Non si paga più dopo 20 anni dalla data di costruzione del mezzo). Nonostante il flop della supertassa che grava sulle auto più potenti (le entrate non sono aumentate e non hanno raggiunto nemmeno le cifre previste in bilancio) e l’effetto negativo sul settore, i proclami di abolizione restano solo sterili promesse, mentre il balzello continua, puntuale, ad esigere il conto. Ma non è questo l’unico provvedimento che alimenta la crociata contro l’auto.

VIETATO FUMARE

C’è anche lo stop al fumo in macchina se a bordo ci sono minorenni. Il divieto a bordo in presenza di bambini o donne in stato di gravidanza è già entrato in vigore. Per chi getta a terra i mozziconi, inoltre, sono previste multe da 300 euro, applicabili anche a chi lo fa dai finestrini dell’auto. Per quanto riguarda il fumo in macchina (non solo in movimento, ma anche in sosta), con a bordo minori e donne incinte, in caso di violazione si applica una sanzione da 27,50 a 275 euro, raddoppiata nel caso in cui l’infrazione avvenga in presenza di una donna in evidente stato di gravidanza ovvero davanti a bambini di età fino a 12 anni. Di contro, però, in Italia circolano quasi 11 milioni di auto Euro 0, Euro 1 ed Euro 2 (il 29,4%). Secondo gli ultimi dati Aci, circa un terzo del parco circolante italiano, quindi, è composto da autovetture che hanno livelli di sicurezza e di inquinamento piuttosto distanti da quelli dei modelli di più recente produzione. Con tutto ciò che ne consegue, anche per la salute, visto che si pensa solo al divieto di fumare in auto con bambini a bordo. Come se, poi, gli stessi non respirassero fuori dall’abitacolo. Basti ricordare che un Euro 1 a benzina del 1993 fa registrare emissioni di monossido di carbonio superiori del 172% rispetto a un Euro 4, mentre un diesel Euro 1 rilascia un quantitativo di polveri sottili superiore di 27 volte in confronto a un più moderno Euro 5.

INTESTAZIONI TEMPORANEE

E poi ci sono gli espedienti burocratici per complicare la vita agli automobilisti. L’ultima, in questo senso, ha riguardato la disponibilità temporanea dei veicoli. Chi guida per più di 30 giorni un’auto intestata a un’altra persona (in presenza di un atto formale) deve informare l’Archivio Nazionale dei Veicoli e annotare le proprie generalità sul libretto di circolazione. Una querelle arrivata anche in tribunale, con le società di noleggio in prima linea.

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