La crisi è ormai alle spalle, si sente dire da più parti. In molti settori, però, questa affermazione non corrisponde alla realtà. E gli esempi concreti non mancano. Ha suscitato molto scalpore, ad esempio, la lettera pubblicata qualche giorno fa da Massimo Piermattei, un ricercatore universitario che, alla soglia dei 40 anni, con moglie e due bimbi piccoli, ha fatto una scelta di vita drastica: abbandonare il mondo accademico per andare a vendere ricambi d’auto.
Una storia che evidenzia una realtà: a differenza di altri ambiti, quello delle quattro ruote e del post vendita è un comparto in forte ripresa. Lo dicono i numeri: se il mercato del primo semestre 2017, come abbiamo visto, è tornato a viaggiare al ritmo delle 2 milioni di unità annue (cosa che non accadeva dal 2008), il settore della distribuzione, oggi, impiega oltre 178mila addetti ed è un traino per l’economia nazionale. Peccato che le istituzioni sembrino non accorgersene.
BASTA CON LA RICERCA, VADO A VENDERE RICAMBI D’AUTO…
Ma andiamo con ordine. Piermattei ha 39 anni e, per quasi un ventennio, ha cercato di scalare la carriera accademica: storico dell’integrazione europea (materia che ha studiato all’università e che l’ha, per sua stessa ammissione, folgorato) e ricercatore, ha pubblicato due monografie e oltre 25 saggi e articoli in italiano e in inglese. Cattedre e convegni, però, non gli hanno mai consentito di uscire dal precariato per garantire un futuro migliore ai suoi figli. E allora, ecco la scelta: smetto con la ricerca, e vado a vendere ricambi d’auto.
Aldilà della storia raccontata, un fatto è certo: come abbiamo visto ad Autopromotec, il mondo del post vendita è particolarmente dinamico, moderno e sta cercando di mettersi al passo con i tempi, attraverso un progressivo processo di digitalizzazione. Per il concessionario, ormai, rappresenta un’irrinunciabile area di business.
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IL (SOFFOCANTE) NODO FISCALE
Allo stesso tempo, però, l’aftersales è legato a doppia mandata con il più generale contesto delle quattro ruote, che in Italia evidenzia un’ormai risaputa problematica fiscale. La domanda è: riducendo la tassazione sulle auto aziendali, eliminando finalmente il superbollo e, in generale, smettendo di trattare il mondo dell’auto come se fosse un bancomat per lo Stato, dove potremmo arrivare?
Si può dare più di una risposta, ma sappiamo di certo che ci sarebbe un beneficio, prima di tutto, per l’erario e, soprattutto, il mondo delle quattro ruote, con tutte le attività ad esso legate, potrebbe incidere ancora di più sulla ripresa dell’economia nazionale. Storie come quella di Massimo Piermattei, in definitiva, devono far riflettere.